Il catasto onciario di Caramanico venne pubblicato il
13 settembre 1753; circa tredici anni prima, precisamente il 4 ottobre 1740, Carlo III di Borbone, con un
suo “regal dispaccio”, ordinava di approntare le “Istruzioni” per la formazione del nuovo catasto onciario del
Regno di Napoli. Tale catasto fu chiamato onciario perché per la stima dei beni da sottoporre a tassazione venne
introdotta l' oncia, moneta anticamente in uso nel Regno di Napoli fino al tempo dei re aragonesi, ma non più
circolante da diversi secoli e corrispondente a sei ducati.
Riportiamo alcune di queste
“Istruzioni” che furono spedite a tutte le Università del Regno:
Dovrà il Catasto formarsi da' Sindici, ed Eletti che compongono il corpo dell' Università...
...Ciascheduno deve essere tassato non solo per gli beni, che possiede, ma anche per la testa, e per l' industria,
che fa, o mestiere, ed arte, che esercita. Per li beni la tassa per tutti sarà uniforme: non così per la
testa, e per lo mestiere. Per la testa son tassati tutti coloro che non vivono nobilmente, cioè tutti coloro,
che esercitano qualche arte non nobile, ma manuale
(la motivazione per cui coloro che esercitavano professioni ritenute nobili avevano diritto all'esenzione, si basava sulla
considerazione che le loro attività erano prettamente intellettuali, essendo l'intelletto espressione della grazia
divina ne discendeva il necessario esonero dalle tassazioni).
Sono perciò esclusi dalla tassa della testa, così quelli, che vivono delle loro rendite, come anche i Dottori
di Legge, i Medici Fisici, i Notai ed i Giudici a contratti...
...i sessagenarj ancora sono immuni dal pagamento della testa sino alla somma di carlini diece, e per il
di più devono contribuire. Oltre alla tassa per li beni, e per la testa, pagano anche i Cittadini per lo
mestiere, che taluno faccia colla persona. Non è però uniforme il pagamento, ma diverso, secondo diversi
sono i mestieri, e che danno o maggiore, o minore guadagno a chi l' esercita...
...Oltre alla tassa per gli beni, per la testa, e per l' arte si deve sottoporre a tassa il danaro, che taluno
tenga impegnato in mercanzia. Se alcuno compra e vende, o grani, o oli, o seta, o altro qualunque genere,
per tutto il denaro, che si negozia, deve tassarsi. Così anche gli Speziali, i Massari, ed altri simili,
oltre della tassa spiegata di sopra per lo mestiere, che fanno devono tassarsi per lo denaro, che nel medesimo
tengono impiegato. Rispetto però all'appuramento del denaro, che tengasi impiegato in mercatura, si avverte,
che questo si faccia prudenzialmente, e con tutta l' equità da' Deputati, ed Amministratori, con prendere
anche parere da altre persone intese del paese, probe e savie, acciò coloro, che fanno questo mestiere, non
siano gravato oltre il giusto...
L' Onciario prevedeva, oltre all’imposta personale (testatico) ed a quella patrimoniale, anche
la tassabilità dell’Industria
, cioè qualunque attività privata che producesse un reddito.
Ciascun possessore di immobili era tenuto a dichiarare al fisco, in una sorta di dichiarazione dei redditi,
chiamata rivela, lo stato di famiglia, i beni immobili posseduti, gli animali allevati ed i terreni coltivati;
inoltre dovevano essere dichiarati i pesi gravanti sulla persona e sulla proprietà immobiliare (obblighi nei
confronti del feudatario, decimi dovute a Chiesa o congreghe). Quindi si verificava l’esattezza delle dichiarazione
tramite deputati ed estimatori, che procedevano anche alla valutazione dei beni e delle attività denunciate;
la rendita accertata in seguito a questo controllo era detta apprezzo. La raccolta dei dati catastali e la loro
definitiva valutazione, dopo la presentazione delle rivele, si svolgeva nelle Università, dove veniva designata
una commissione composta di sei membri, affiancata da quattro estimatori, i quali redigevano un libro onciario.
Una volta raccolte le rivele e conclusa la compilazione dell’apprezzo si passava alla discussione in pubblico
Parlamento, durante la quale i cittadini potevano intervenire ed eventualmente contestare le valutazioni effettuate
dagli apprezzatori, avente lo scopo di controllare le rivele e confrontarle con gli apprezzi.
Tutte le operazioni si concludevano con la redazione finale e definitiva del catasto onciario in due originali:
uno veniva inviato, con la documentazione prodotta durante le fasi di elaborazione (rivele ed apprezzi) presso
l’archivio della Regia Camera della Sommaria a Napoli, l’altro rimaneva presso quello dell’Università.
Le persone, quindi erano accatastate secondo le seguenti categorie:
I
cittadini residenti erano tenuti al pagamento del “testatico” (solo i capifamiglia) oltre ad un' imposta
sul reddito da lavoro (solo i maschi da 14 anni in poi) e la tassa sui beni. Sono esenti dal “testatico”i nobili
e chi “vive del suo”.
Donne vedove e le vergini ( erano esenti dal testatico e dall'imposta sul lavoro e pagavano per i beni solo
se la rendita superasse sei Ducati).
Ecclesiastici cittadini secolari (pagavano solo per quella parte di rendita che superasse i limiti entro
cui era fissato nella diocesi il patrimonio sacro che doveva restare esente).
Chiese, monasteri e luoghi (erano tenuti al pagamento della tassa per metà in base al Concordato del giugno
1741, intervenuto tra Carlo III di Borbone e il papa Benedetto XIV).
Forestieri non abitanti laici (se erano proprietari di beni nel Comune dovevano pagare la bonatenenza).
Ricordiamo era l'imposta fondiaria che i forestieri proprietari di beni immobili pagavano all' Università (Comune)
dove detti beni si trovavano.