Il Catasto onciario dell’
"Università della Terra di Caramanico" fu redatto nel
1753. Il territorio censito comprendeva allora, oltre alle tre Parrocchie del paese, Santa
Maria, San Nicola e San Maurizio, anche Villa Santa Croce, Villa San Vittorino, Villa Sant' Eufemia,
Villa San Giacomo e Villa Ricciardo, le ultime tre riunite –nel 1863- a formare il comune di Sant'
Eufemia a Maiella.
Un territorio ampio e articolato nel quale si è riscontrata una mole notevole ed assai
interessante di denominazioni di luogo, alcune ancora presenti oggi, altre invece, ormai scomparse da
tempo. Esse sono importanti perché ci forniscono, in una lettura trasversale, molte informazioni di
varia natura: innanzitutto notizie che
riguardano la lingua e le sue varie sovrapposizioni derivanti dalle parlate dei popoli che qui si sono
avvicendati ma anche storiche, antropiche e sociali; possono inoltre aiutarci a ricostruire le
caratteristiche
della conformazione geografica del posto e i cambiamenti avvenuti nel tempo; possono parlarci degli
elementi
vegetazionali o faunistici predominanti anche quando con il passare del tempo essi sono cambiati.
Ho già avuto modo di scrivere recentemente in un lavoro sulla toponomastica di Pietranico che:
“Esaminare i nomi di luogo di un posto, specialmente quelli antichi, non è attività superflua
perché, oltre a scoprire l’evoluzione, i cambiamenti e le stratificazioni linguistiche che vi
possono essere stati nel corso dei secoli e che vi si sono fossilizzati, si possono anche scovare
informazioni
fondamentali per ricostruire la storia stessa di quel luogo o per meglio interpretarla.”1
1 In Il dialetto e la toponomastica di Pietranico in Abruzzo. Con un saggio
di Daniela D’Alimonte, in corso di stampa.
I toponimi del Catasto onciario di Caramanico sono di vario tipo, si va da quelli riferiti a personaggi
a quelli che invece rivelano un’attività dell’uomo sul territorio, da quelli che riguardano gli aspetti
relativi alla presenza di animali o
piante specifici a quelli che palesano antichi culti o aspetti orografici. Proprio questi ultimi,
ovvero i
nomi da geomorfismi, sono quelli che più di ogni altro sembrano essere preponderanti e se si analizzano
nel loro insieme ci
restituiscono, in maniera capillare, un territorio assai articolato come è quello di Caramanico e della
restante zona dell’alta Valle dell’Orta, tra Maiella e Morrone; un territorio fatto di fossati, colli
(solo di nomi
sorretti dalla forma ‘colle’ ve ne sono più di trenta esempi), e altre zone frastagliate così come sono
pure
abbondanti quelli da idronimi che rinviano invece all’acqua, soprattutto sorgiva, denotando la forte
presenza di
questo elemento tra fontane, sorgenti vere e proprie, territori acquitrinosi ecc.
Di seguito si propone un breve excursus delle varie tipologie riscontrate con gli esempi più
interessanti. Come in tutte le denominazioni del passato, assai ricorrenti sono gli
agiotoponimi che rinviano alla presenza di luoghi di culto e testimoniano particolari devozioni
della gente del posto; nell’Onciario di Caramanico sono cospicui, segno che il posto, come gli altri
della Maiella,
ha da sempre rappresentato un luogo previlegiato per la riflessione religiosa e il culto divino; la
Maiella è
stata apostrofata
domus dei
: gli eremi e gli altri santuari importanti disseminati sul suo comprensorio ne sono una
testimonianza. Alcuni di questi nomi rimandano ad edifici religiosi e chiese ancora oggi presenti,
altri a realtà ormai
scomparse. Spesso queste denominazioni sono tramandate anche quando è venuta meno la chiesa o altra
costruzione
che vi era in origine o non si trova più traccia della tradizione popolare religiosa del posto.
In questa direzione uno studio di questi nomi potrebbe dare lumi sulla circolazione nel posto dei
culti maggiori e minori e sui patronati locali di santi. Basterà qui nominarne solo alcuni:
Contrada della Cona Grande2, Contrada dei Cappuccini, Contrada di Sant' Agata,
Contrada di San Tommaso del Monte, Contrada di San Cristofaro, Contrada di Sant' Elia, Contrada
di Sant' Iorio, Contrada di
Sant' Eusanio, Contrada di San Pietro, Contrada di San Bartolomeo, Contrada di Sant' Onofrio,
Contrada di San Salvo, Contrada di San Tommaso del Monte, Contrada di San Giovanni, Contrada di
Sant' Elia,
Contrada di Santa Maria della Vita, Contrada di Santa Giusta, Contrada di Sant' Andrea,
Contrada di San
Rocco, Contrada di Santa Elena, Contrada di San Vitturino ed ancora Contrada della Madonna di
Loreto,
Contrada della Madonna degli Angioli, Contrada della Madonna del Castello, Contrada della
Madonna delle
Grazie
.
2 Il termine Cona è restituzione scritta della forma dialettale di Icona
‘immagine sacra’, in dialetto conë ‘immagine, icona’ di solito ‘immagine della Madonna’. Il Si
tratta di una voce dotta che parte dal greco eikón ‘immagine’, sia nel senso generale con il suo
aggettivo eikonikós ‘che riproduce, rappresenta’, sia nel senso specifico di ‘immagine sacra’. Già
in latino tardo prevale l’adattamento icona(m) tratto dall’accusativo greco. Per la forma
dialettale si deve presupporre il passaggio, frequente nel vernacolo, della desinenza finale /–na/
a /-la/.
Per quanto riguarda gli
antroponimi ovvero denominazioni derivanti da nomi di persona, ve ne sono alcuni che riportano
direttamente
ad un personale come in
Contrada di Pasquale o Contrada di Carlo Piccioli (qui compaiono nome e cognome) o
Contrada della Signora dove l’epiteto generico viene dato in quanto si tratta della signora
del
posto, possidente
dei territori. I nomi di persona possono rinviare alla provenienza come in
Contrada del Carapellese
, o possono essere dei soprannomi come
Contrada del Piuccio, Contrada delli Gamboni, Contrada delli Giudei3
; alcuni di questi, abbastanza trasparenti, mettono in evidenza abitudini o caratteristiche
fisiche
delle
persone come ad esempio in
Contrada di Scancallone, Contrada di Mangiaricotta, Contrada di Coccia Pelata, Contrada del
Marraone, Contrada delle Ciambrese, Contrada della Cantarella.
3 In realtà questo toponimo meriterebbe una certa attenzione per capire se
si tratta di un soprannome dato ad una famiglia o se invece è un vero e proprio etnico riferito
alla presenza in passato di comunità ebree sul territorio. Il termine ‘giudeo’ in passato oltre ad
indicare ‘l’ebreo’, dal latino judaeus ‘appartenente alla tribù di Giuda’ era anche sinonimo di
‘perfido’; questo secondo significato per il fatto che furono i giudei a volere la morte di Cristo.
In Contrada di Paterno, riferibile all’antico abitato
dell’attuale frazione di S. Tommaso, come attestano le Rationes Decimarum degli anni 1308-1326:
Monasterium S,
Thomasii de Paterno, si evince un nome che ritorna molte volte nella toponomastica; in questo caso è
legato ad un
territorio ed un castello; esso deriva comunque dall’aggettivo latino paternus, in origine insieme ad
un’altra
parola, come ad esempio un ager o un campus o fundus ad indicare il ‘terreno paterno, ereditato dal
padre’.4
4 Il toponimo è assai diffuso in tutta la toponomastica abruzzese, si
ritrova in provincia dell’Aquila, nel chietino ed altrove.
I fitotoponimi o nomi di luogo rinvianti alla vegetazione del posto sono altrettanto
interessanti perché possono aiutare a scoprire le colture praticate nel posto nei secoli passati e di
conseguenza le
abitudini alimentari ma soprattutto il tipo di vegetazione presente un tempo da confrontare senz’altro
con quella
odierna.
Nell’antico documento quelli rintracciati rinviano in parte a piante sfruttate dall’uomo e fra
queste compare soprattutto la noce, la cui coltura doveva essere assai praticata: Nociti, Contrada
della Noce Grande,
Contrada della Noce d' Eggidio, Contrada della Noce di Giancoccia, Contrada della Noce di Giovanni;
negli ultimi
tre casi il nome che segue la forma generica serve ad indicare il possesso di un territorio, non di
rado infatti
l’albero fungeva anche da confine tra un terreno ed un altro, il nome personale era riferito quindi al
proprietario.
Si ha poi Contrada del Ceraso5; Contrada del Pero Verduccio e Contrada del Melo di
Sant'Antonio.
Relativi
invece alla vegetazione spontanea sono il generico Contrada delle Foreste o Contrada della Foresta
Piana, Vado
della Selva che attestano la presenza di boschi; Contrada della Fratta Scancella, Contrada di Macchia
Longa,
Spinete che si riferiscono alle varie piante di arbusti e cespugli6.
Attestano la presenza di querce Contrada della Cerqua Cavallina e Contrada della Cerqua di
Iacovaccio e di cerri Contrada del Cerro, Contrada del Cerreto7.
5Il significato è quello di ‘ciliegio’ dal lat. parl. *ceresiu(m) piuttosto
che dalla forma
class. cerasu(m).
6La voce ‘macchia’ è intesa come formazione vegetale costituita in
prevalenza da una fitta
boscaglia di arbusti sempreverdi, caratteristica delle regioni mediterranee’; il termine è
giustificato
dal fatto che la vegetazione si presenta come una ‘macchia’ sul terreno brullo, dal lat. măcula(m)
di
incerta etimologia.
7Questo nome, così come il precedente, è variamente attestato nella
toponomastica abruzzese;
deriva dal lat. mediev. abr. cerretum, composto da cerrus ‘cerro’ e suff. /-ētu(m)/ con valore
collettivo di ‘bosco di cerri’. Il lat. cerrus è voce mediterranea ‘specie di quercia’,
propriamente
‘la quercia dei terreni sassosi’, dal medit. *carra ‘pietra’.
Ricorrenti, più che negli altri Catasti dei paesi del circondario, anche i nomi supportati dalla
forma ‘prato’ ad indicare un terreno da cui, generalmente, si ricavava erba per gli animali: Contrada
di Prato Piro
Contrada di Prato Piano, Contrada di Prato Maddonna, Contrada del Prato, Contrada di Prato Paduro,
Contrada del
Prato di Iacovone, Contrada del Pratuccio per indicarne solo alcuni.
Originali più delle altre appaiono la forma Contrada del Folcaro, da un probabile latino regionale
fulicarjum ‘felceto’- semanticamente parallela a Contrada del Felceto - con alla base il latino filex,
filicis
‘felce’(da
confrontare con l’attuale toscano filicaia) e Contrada di Fallascoso dove il termine è un regionalismo
con
il
significato di ‘bosco’, attestato in Abruzzo anche con una sola -l, probabilmente originato dalla voce
falasca.
Particolare anche la forma attestata Contrada della Trofa termine abruzzese dialettale per indicare una
pianta
dal gran cesto o che ha molti rami o molte radici, comunque con più piante sullo stesso ceppo; ad
esempio
nell’oralità
‘na trofǝ dǝ patanǝ ‘una pianta di patate cavata con tutti i tuberi’. Contrada della Sura è invece nome
assai
interessante e di non chiare costruzione etimologica. Non attestato come voce della toponomastica
abruzzese
si
ritrova solo qui a Caramanico, si potrebbe ipotizzare una derivazione da sulla, termine botanico del
XIX
secolo,
poi diffuso in Italia centro meridionale per indicare la lupinella, l’erba medica8 ma
sarebbe un
passaggio
un
po’ forzato per le leggi linguistiche sottese alla nostra parlata. Molto più probabile una derivazione
dal
dialetto
abruzzese surǝ per ‘sughero’, in questo caso (la) surǝ che italianizzata da redattore del Catasto
diventa
Sura
e varrebbe quale pianta di sughero, ovvero la sughera (quercus suber), in forma femminile, abbastanza
diffusa
in tutta l’Italia centro meridionale anche nella toponomastica. È vero che la pianta di sughero nelle
nostre
zone è quasi inesistente ma in questo caso l’interpretazione potrebbe essere quella giusta perché in
una
area
limitata del territorio di Caramanico, è effettivamente presente un esemplare di cerro sughera9.
Questo
significa
che in passato potevano essere presenti sul territorio anche altri esemplari che hanno contribuito a
dare
il
nome al luogo in esame. Contrada della Fonte dell'Oppio mostra una denominazione dal latino volgare
*oplus
per
il classico opulus ‘oppio’ (REW 6078) diffusa nel territorio abruzzese in maniera sparsa anche nella
forma
Oppieto
(cfr. TAM 271).
8Cfr. DEI p. 3675. Dal fitonimico sulla/sylla ‘herba medica’, specie di
trifoglio già in documenti del XIII secolo, con ipotizzabile scempiamento della laterale liquida e
successivo rotacismo (* sulla> *sula> sura).
9Cfr. Pirone 2015.
Poco presenti le denominazioni da zoonimi ovvero da nomi di animali, tra essi Contrada di
Colle Cuculo, Contrada di Colle del Lupo,
Contrada delli Falconi riferiti ad animali selvatici tipici del posto accanto a Contrada delli Porcili
e Contrada
delli Mandrili che riguardano invece gli allevamenti dell’uomo, anch’essi tipici della zona
pedemontana,
rispettivamente dei maiali nel primo caso e delle pecore probabilmente nel secondo10.
Contrada della
Biocca infine contiene
il chiaro abruzzesismo biocca che vale ‘chioccia’11.
10Mandrili deriva dal termine dialettale mandrǝ/mandra, ricorrente in varie
zone della Maiella occidentale, che ha il significato di ‘stazzo, adiaccio, spazio recintato per la
mungitura’ ma anche per ‘luogo per il ricovero notturno degli ovini’. Il suffisso -ile, i è il
medesino che mostrano i tipi ‘ovile’ e ‘porcile’. Il termine ha alla base il lat. mandra da un
greco μάνδρα ‘spazio chiuso, recinto’, ‘ovile, stalla’; significato è poi continuato nei dialetti
abruzzesi e meridionali.
11Cfr. DAM, vol. I, p. 327.
Non potevano mancare all’appello i nomi derivati da costruzioni dell’uomo sul territorio, per
uso abitativo o per esercitare il
proprio lavoro; questi toponimi sono tra i più interessanti perché ci mostrano l’antica struttura di un
posto,
permettono di ricostruire degli spazi che ormai sono cambiati, ci parlano di costruzioni che magari
oggi non esistono
più e che spesso si scoprono solo grazie ai toponimi che conservano il loro nome. Attinenti al lavoro
dei
campi, e simili dal punto di vista semantico, sono le forme
Contrada della Chiusella, Contrada della Defenza e Contrada della Guardata. La prima mostra in
forma diminutiva il tipo chiusa che in italiano è sia la ‘recinzione di un terreno’, estens. ‘terreno
recintato’, ma
anche ‘opera muraria per il contenimento delle acque’. Nella forma dialettale abr. chjusǝ indica anche
il ‘bosco di
legna’ o ‘oliveto folto’ e soprattutto il ‘terreno esteso circondato da siepe o staccionata’. Defenza
rimanda
pure all’idea del terreno recintato, protetto o difeso12 così come Guardata dove la voce è
derivata dall’italiano
guardare con il significato di ‘custodire’. In genere questi nomi venivano dati a località poste sotto
il controllo
di qualcuno, spesso poteva essere un signore che affidava la custodia del suo podere a qualche
contadino del posto13.
Relative a vere e proprie abitazioni sono invece Contrada della
Casa di Raimondo, Contrada di Casa del Barone, Contrada del Casale, Contrada del Casaleno di
Giovanni
della Vigna,
Contrada della Casella, Contrada della Casetta; Contrada della Case delle Monache, Contrada delle
Case
di
San Vitturino, Contrada della Casa del Cuito, Contrada del Casale del Capo
.
12Si parte da un latino regionale defensae che si protrae nell’abr. dǝfenzǝ
con il significato di ‘luogo chiuso a difesa, proprio dei boschi, in cui sono impediti il pascolo o
il taglio degli alberi’. Cfr. TAM, p. 148.
13Cfr. a Roccamorice (PE) il tipo(la) rǝwuardatǝ, (la riguardata).
Si ha poi anche una Contrada della Civita in cui la voce vale normalmente ‘città’ come elemento
toponomastico14, ma specie nell’Italia centrale, insieme a Civitella si riferisce spesso ad
abitati sorti sui monti o colli.
Contrada del Castello e Contrada del Castellano rimandano alla presenza di un luogo fortificato,
tipico di tutti i centri sorti nel periodo longobardico come Caramanico (tale denominazione si ritrova
parimenti nei Catasti di Roccamorice, Abbateggio, Salle, San Valentino ecc.)15. Di questo
castello si ha la prima volta
notizia in un documento del 1036/37 e fino all’inizio del secolo scorso doveva esserne ancora visibile
qualche
tratto
di mura. In Contrada del Castellone vi è invece la voce castellio, -onis che vale ‘piccolo castello’
(cfr. a. abr. castiglionus, XIII sec.), derivato dal lat. class. castellum con valore diminutivo.16
Oltre al castello, i centri di quest’area, ed in genere tutti quelli sorti durante la dominazione
longobardica, erano simili nella struttura anche per altri elementi ricorrenti: insieme al castello vi
era sempre la relativa ‘corte’ (e infatti nell’Onciario di Caramanico compare la Contrada della Corte;
vi erano poi le
case-mura, poste a difesa dell’abitato e che contornavano il centro storico, ed ecco quindi la Contrada
degli Inforzi17.
Da centro fortificato che era non poteva mancare la torre, qui più di una, usata per l’avvistamento dei
nemici,
così si spiegano le denominazioni Contrada di Torralta, Contrada della Torre di Serafino e Contrada del
Torrone
e con esse le porte d’accesso al centro abitato; nel Catasto se ne contano sei: Contrada della
Porta da
Piedi, Porta Civile, Contrada della Porta di San Nicola, Contrada della Porta di Santa Maria,
Contrada della Porta
Sant'Angelo, Contrada della Porta del Nasso. Quest’ultima voce, oggi nota come Porta delle
Nasse, è molto
interessante poiché rinvia ad un attività dell’uomo sul posto; da essa parte una strada che conduce al
fiume Orta e ciò fa
pensare che si chiamasse così in riferimento alla nassa, ovvero la rete che usavano gli abitanti per
pescare18.
La porta in questione è ancora oggi visibile, si tratta di una cosiddetta ‘porta a camera’, perché
sopra vi dimoravano
le guardie che avevano il presidio della cittadella nel periodo longobardico.
14È una voce dotta, dal lat. civitas, -atis, astratto di civis ‘cittadino’;
la voce in origine significa sia ‘diritto del cittadino’ sia ‘cittadinanza’ e non ha valore di
agglomerato urbano ma quello di esistenza obiettiva di una comunità rispetto al pagus; ma già in
epoca classica civitas assume il senso di ‘città’ che è continuato nelle lingue romanze. Nel
Medioevo infine civitas può avere signif. di ‘comunità etnica che ne abita un territorio.
15Alla base di questo nome vi è il lat. class. castellum, voce generalmente
ritenuta un diminutivo di castrum nel senso di ‘fortezza’, ‘campo munito’ anche se ne è stata
proposta un’origine diversa, che risale al prelatino. Nel corso dei secoli castrum e castellum si
sovrappongono spesso nel significato, in altri casi si riferiscono a realtà diverse.
16Da questa forma derivano molti nomi locali come Castiglione, Castione, in
Francia Châtillion.
17Anche questo nome è ricorrente in tutti i centri limitrofi a significare
che la struttura, la conformazione era per tutti la stessa: castello, corte e, a difesa, gli
inforzi: gli ‘inforzi’ erano dei muri di sostegno, non delle vere e proprie mura di cinta che
servivano in qualche modo alla difesa del paese da eventuali attacchi esterni.
18Più che una rete la nassa era una cesta di giunco o vimini in cui i pesci
potevano entrare e ma da cui non potevano poi più uscire. Attestato fin dal 1350, il termine è di
origine incerta, in latino è nassa(m).
Anche Contrada del Saletto lascia trapelare segni della presenza longobardica sul posto; questa
voce deriva infatti da una forma sala che per i longobardi aveva il significato di ‘casa di campagna’
mentre per i
franchi valeva ‘grande stanza’. Da questi due significati oggi deriva ‘sala’ proprio della lingua
italiana con
il senso
di ‘stanza di una casa’ (ad esempio sala da pranzo) preso dai franchi, mentre nella toponomastica si è
impresso il significato proprio dei longobardi ovvero quella di ‘costruzione di campagna’, annessa in
genere
alla curtis.
Presenze di mulini per la macinazione dei cereali si ravvisano in Contrada del Molino Vecchio, Contrada
del Molino, Contrada della Via del Mulino. Contrada della Pinciara svela la voce dialettale pǝngiarǝ
con cui si
indica una casupola o un riparo, di paglia argilla o altro materiale, con alla base la forma pǝngǝ
‘tegola’
(latino pincius; pinzius a. 1440). Contrada del Pagliaro e Contrada dei Pagliari di San Nicolao
mostrano un termine
ricorrente nella toponomastica abruzzese che ha alla base la voce dialettale pajjarǝ. Essa è sia
maschile (lu
pajjarǝ) con il significato di ‘pagliaio, cumulo di paglia, stanza superiore della stalla adibita a
paglia’, sia
femminile (la pajjarë) con quello di ‘pagliara, capanna rustica’ in pietra o con tetto in paglia;
deriva dal lat.
volg *paljarium, per il class. palearium in origine ‘casa di paglia per pastori’.
Un posto a parte, come già accennato sopra, meritano i
toponimi che rinviano alla conformazione orografica del territorio per un luogo come Caramanico
che è così connaturato dall’ambiente circostante.
Un ambiente che già al primo sguardo appare fatto di due elementi primari: la montagna e l’acqua che da
essa scaturisce. Montagna e
acqua sono i principi che insieme hanno forgiato il territorio di Caramanico nel tempo e la vita di chi
qui
ha scelto di abitare. Qui più che mai tutto ciò che è stato fatto dall’uomo, il suo vivere, le sue
attività, il
suo lavoro, è stato influenzato da questa peculiare conformazione del territorio. Ed ecco che
inevitabilmente i due
elementi sono anche alla base di numerosi toponimi rintracciati del documento dell’Onciario. Tra essi
vi sono
innanzitutto le classiche e ripetute forme supportate dal tipi ‘fosso’, valle’, ‘piano’, ‘piana’,
‘vallone’, ‘costa’
e ‘colle’ che delineano direttamente l’andamento articolato e a tratti accidentato del territorio di
Caramanico.
Presente anche la forma ‘lama’ unita ad altre denominazioni (Contrada di Lama Rossa, Contrada della
Lama di
Griscio, ecc.) dove il termine è da intendere nel senso di ‘terreno basso e paludoso formatosi nei
pressi di un fiume,
per il ristagno delle acque di piena’, letteralmente ‘avallamento’, dal latino lama(m)19. In
Contrada del Vado
della Selva e Contrada del Vado dei Quatrelli la forma vado sta per ‘passo, guado, gola di monte,
passaggio
stretto’20 ed è un chiaro ed ulteriore retaggio germanico.
Il toponimo Contrada dell' Obaco nasce direttamente dal dialetto abr. óbbǝchǝ ‘terreno esposto
all’ombra’; il nome ricorre spesso nella toponomastica abruzzese e veniva dato per indicare una
località a bacìo.
Contrada della Calata del Luco ovvero ‘discesa’ modellata sull’abruzzese cala’ ‘scendere’. Alla base
anche della forma
italiana calare ‘mandare giù’, il latino calare o chalare ‘allentare, lasciar cadere’. Contrada della
Piaggia
indica in genere un terreno in discesa, deriva dal latino medievale plagia (a. 1108 in plagia montis a
Teramo) ed
è di area soprattutto meridionale21. Pastine rinvia all’italiano antico pastino (XIV secolo)
e al latino
pastinum ‘terreno zappato’, si riferisce perciò a un terreno da coltivare ma a volte può indicare anche
la zappa stessa,
anzi nel Mezzogiorno d’Italia è più usato nel secondo significato. Ritorna più volte la Contrada di
Contra
riferibile all’attuale frazione di Decontra di Caramanico. Il nome è una chiara indicazione geografica
del luogo,
posto appunto de contra ossia di fronte il centro abitato. Per giustificare la ricorrenza di toponimi
come
Contrada del Paduro di Iorio bisogna pensare alla stagnazione o l’impaludamento delle acque che avviene
spesso
nelle aree montane e collinari. Varie le attestazioni dei toponimi Padura/Paduri (anche Paduna,
Spadura, Paduli,
ecc) in tutto il territorio abruzzese. All’origine del termine una chiara metatesi anche nell’italiano,
di
palude > padule ‘palude, acquitrino’ da confrontare con le voci dialettali abruzzesi paδulǝ, padunǝ,
padurǝ, padumǝ
ecc. E’ sempre voce molto diffusa in tutta al toponomastica italiana e non solo, quella contenuta in
Contrada
della Salsa che rimanda al latino salitus ‘salato’ da salire ‘salare’; e indica in genere un’eruzione
di fango o un
pozzo di fango o acqua salata nel terreno; può anche indicare se associato all’acqua le sua qualità
organolettiche22. Controversa appare invece l’etimologia di Contrada della Tufara; De
Giovanni individua in questa voce
l’osco tufer per il latino tuber ‘tartufo’, qui con il suffisso –arium per indicare ‘luogo destinato
a…’ , in
senso collettivo; anche Giammarco ha annoverato il termine tra le voci dialettali abruzzesi ma propende
per
una derivazione da tufo, attestato in Abruzzo con il significato di ‘terreno arido’23, forse
da preferire se si pensa al
contesto specifico di Caramanico. D’Altronde è attestato nella nostra lingua anche il termine specifico
tofara
con il significato di ‘luogo roccioso, luogo in cui vi è il tufo’, anche ‘terreno arido’24.
La forma ha comunque
in origine il latino tofus ‘tufo, roccia’. Anche per Contrada della Ciocca ci sono più spiegazioni
possibili; il
toponimo è diffuso in Abruzzo, attestato variamente in provincia dell’Aquila e altrove, secondo
Giammarco si
tratta di un’inversione sillabica dalla base coccia ‘testa’; in genere questo nome è dato a luoghi che
presentano
rilievi rotondeggianti e che richiamano la conformazione della testa. Altra spiegazione dà De Giovanni
rinviando invece all’abruzzese ciokkё ‘ceppo’ dal latino soccus. A queste due credo si possa aggiungere
anche un’altra
possibilità in cui Contrada della Ciocca possa mostrare invece un soprannome di persona.
19In dial. abr. lamǝ è molto vitale ed è generalmente il ‘ terreno basso’ ma
anche ‘frana, smottamento’ e al f. ‘fango’. Si tratta di una voce del sostrato balcanico diffusa
dal latino e dall’a. abr. (a. 1440) lama ‘fango’, con numerosi derivati verbali, aggettivali e
nominali; da elemento del sostrato balcanico entra in letteratura con Ennio (anno 568: silvarum
saltus latebras lamasque lutosas), che verosimilmente lo prese dalla sua lingua nativa, il
messapico, diffuso poi nel latino dove lama, ae indicava ‘depressione del terreno ove l’acqua
ristagna’, ‘palude’.
20Dal lat. tardo vadum con il senso di ‘guado, bassofondo’, affine al
tedesco antico wat, watan con il quale si è incontrato dando la forma wadum presupposta da it.
guado, franc. gué.
21Da qui si origina anche la forma Praia con il medesimo significato,
attestato sempre nella zona e nell’Abruzzo in genere.
22Cfr. D. D’Alimonte, Valenza e caratteristica dei toponimi del Catasto
onciario di Abbateggio, in Di Pierdomenico 2007, p. 19.
23TAM, p. 391.
24Il tipo è usato comunque nel Meridione in genere anche con il significato
di ‘ceppaia’ con le sue varianti (tofelli ad esempio).
Un altro posto di rilievo tra i
geomorfismi meritano per Caramanico i cosiddetti petronimici che tradiscono la presenza
predominante della pietra, tratteggiano e rivelano le caratteristiche del paesaggio montano incastonato
nella roccia. Nel
Catasto onciario ne compaiono vari esempi. Si pensi a Contrada della Pietra di San Maurizio, Contrada
delle
Petrucce, per iniziare dai più trasparenti; vi sono poi Contrada di Parete Canonico, Contrada di Parete
Roscio in
cui il termine ‘parete’ che ha comunemente il significato di ‘pendìo, fianco ripidissimo della
montagna’25,
rappresenta un altro geomorfismo molto ricorrente nella toponimia della zona maiellese a testimonianza
del suo
territorio particolarmente accidentato. Nell’accezione dialettale abruzzese e molisana il termine è
usato però in
forma maschile e con significato diverso, indicando soprattutto la ‘grotta scavata nella roccia per
riparo’26.
In Contrada di Peschio Pizzuto e anche Contrada del Pischite è ravvisabile la voce abruzzese e pugliese
che si usa
per indicare una roccia scoscesa o a punta, dal latino pesclum, da pesulum ‘chiavistello’27,
i toponimi
dunque
indicavano entrambi luoghi posti su speroni rocciosi (nel primo caso è anche l’aggettivo pizzuto a
confermarlo). In
Contrada delle Morge e Contrada della Morgia di Ciola compare la forma morgia quale italianizzazione
certa della voce
dialettale abruzzese morgǝ ‘grossa pietra, masso, roccia’. Sempre alla pietra rimanda Contrada di
Macero Piano
dove si deve pensare alla forma abr. mácǝrǝ, che indica un ‘cumulo di pietrame calcareo rimosso dai
campi’, e
‘mucchio di pietre’, ‘pietraia’, dal lat. macēriēs, ‘muro rustico di cinta’28.
Contrada delle Lisciole è
diminutivo
della forma liscia, lisce variamente attestato anche nei paesi limitrofi, particolarmente nell’area
majellese
occidentale; il significato è petronimico perché rapportato alla voce del lessico dialettale abruzzese
e molisano
liscǝ f. lastra , pietra piana e levigata alla superficie ‘lastra di pietra scistosa, simile alla
tegola,
‘lastrone di pietra’ ‘parete a piombo’, ed alla locale conformazione geologica il cui sottosuolo è
formato da strati
di roccia calcarea29. In Prato Marrocco interessante la seconda voce30; che
rimanda ad una antichissima
base
mediterranea M A R R A per ‘pietra, ciottolo, mucchio di detriti’, di ampia diffusione in tutta la
toponomastica
italiana ma soprattutto in quella abruzzese e molisana. Contrada della Brecciarola rappresenta un
toponimo assai
diffuso in Abruzzo con alla base la forma breccia per ‘ghiaia’, anche qui da una base molto antica e
sempre
mediterranea *bricco ‘rilievo montuoso’ poi passata al latino tardo *briccia.
25Dal latino parlato *parete(m), per il class. parĭete(m), d’origine
preindeuropea.
26Nella microtoponimia di Roccamorice lu parétǝ/paroitǝ, al maschile, è
propriamente un anfratto naturale spesso sfruttato dai pastori per ripararsi con le greggi durante
i temporali in montagna o per depositare materiali usati per accudire gli armenti. Cfr. D’Alimonte
2008, p.88 e D’Alimonte 2011, passim.
27In DEI, pp.2874 e 2875 si attesta sia la forma peschio che pesco, con il
medesimo significato; si tratta comunque di un termine geografico della toponomastica montana
largamente in uso nelle regioni meridionali dell’Italia; in Abruzzo si pensi a Pescocostanzo(AQ) e
Pescosansonesco(PE);in Calabria assume il significato di ‘zolla di terra’; piscune ‘grossa pietra’
piscazzu ‘roccia’ ecc.
28Questa forma latina è valida dal punto di vista semantico e per quanto
concerne le forme con accentazione parossitona (abr. macérǝ ‘mucchio di pietre, muro a secco’),
mentre richiede una forma con accentazione proparossitona per le voci che, come nel caso esaminato,
hanno l’accento nella prima sillaba. Così nota de Giovanni 1995, pag. 251 che non esclude, per la
voce mácǝrǝ, un lat. regionale mácera, influenzato nell’accentazione dal lat. macies ‘terreno
sterile’ per associazione all’idea di un terreno pieno di pietre.
29In tal caso si devono richiamare le voci greche λις, epiteto di pietra in
λίς πέτρη (Od. XII 64, 79) ‘pietra liscia’, col femm. λισσάς –άδος, usato anche come sostantivo
λισσάς ‘nuda, liscia scogliera’ in Plutarco (Mar. 23, Crass.9), che potrebbero aver dato un lat.
reg. *lisia (sc. petra) con applicazione toponomastica al sic. Pietralìa dal grec πέτρα λεία
‘pietra liscia’. Tuttavia tra le attestazioni riportate bisogna considerare l’identificazione,
operata dal Sella, nelle Rationes Decimarum, tra Liscia e la forma in Lisili degli aa. 1324-25, che
secondo l’Alessio sono conciliabili soltanto presupponendo come punto di partenza il lat. insulam
(volg. iscla) ‘isola’ che ha dato nei dialetti meridionali ischia. L’Alessio osserva però
l’iniziale l- sarebbe l’articolo la agglutinato ma non è chiaro come si sia poi potuti giungere a
Liscia. Ammessa una lettura non erronea, è probabile che un suffisso aggettivale –ilis che aggiunto
a lis, in vista di una formazione lisilis potrebbe risolvere la forma isolata registrata dal Sella
e confermare la derivazione dal greco λίς. Cfr a Roccamorice Contrada Lisce; altri omofoni si
riscontrano addirittura in Sardegna, Campania e Corsica.
30Cfr la voce dial. rottǝ marrocchǝ (grotta marrocca) per una grotta
naturale ricca di concrezioni, ubicata sul territorio di Roccamorice e censita dallo Speleoclub di
Chieti, con un errato tentativo di italianizzazione, come “Grotta delle Marrocche” dimostrando
quanto possono essere forvianti le ricostruzioni etimologiche fatte con scarsa competenza.
La ricchezza di acque e sorgenti sul territorio di Caramanico, è evidente anche nel diciottesimo
secolo. Numerose sono le denominazioni sostenute dal tipo ‘fonte’ che sta qui ad indicare più che altro
la sorgente spontanea di acqua che poi veniva utilizzata dall’uomo sul territorio. Quando le fonti si
trovavano ad alta quota servivano soprattutto alle greggi durante il pascolo. Tra le tante Contrada di
Fonte Mollica, Contrada
di Fonte Maniero, Contrada della Fonte della Posta, Contrada di Fonte Gelata (in relazione alla
temperatura
dell’acqua che vi sgorga), Fonte Santa (forse collegata a delle presunte qualità benefiche o
organolettiche) ecc.
Presente anche nella forma abbreviata in Contrada delle Fonticelle e Contrada di Fontanelle. Lo stesso
vale per le
voci supportate dalla forma ‘acqua’: Contrada dell' Acqua Santa, Contrada dell' Acque Putride e
Contrada
dell'Acquatine, Contrada di Settacque. In Contrada della Riga, Contrada delle Righe di Santa Lucia e
Contrada del Rio compare la voce longobardica riga ‘riga’ che ha all’origine il significato di ‘linea
dritta o segno lineare
tracciato o prodotto su una superficie’ Più interessante è Contrada dell' Acore, che mostra questo nome
derivante
da una forma lacora, con il neutro plurale in –ora, da lachё dialetto abruzzese per ‘lago’, con perdita
della
consonante iniziale per aferesi e trasformazione della vocale finale nella indistinta dialettale;
rinvia alla
presenza se non di veri e propri laghi sul territorio comunque a ristagni d’acqua che duravano per
periodi più o
meno
lunghi (presente comunque nel Catasto anche la forma Contrada del Laco). Rimanda pure all’idea
dell’acqua Contrada delle
Marane; questa voce è assai diffusa in tutta l’area abruzzese e molisana e vale ‘pozzanghera, terra
irrigua per
ortaggi’; la base idronimica è addirittura prelatina MAR-, con il significato di ‘acquitrino’, ‘canale
irriguo’,
poi passata al latino medievale marrana ‘fosso, rivo’ ampiamente diffuso e da mettere in relazione
sicuramente con
la forma Maranello ma anche con Marene a Cuneo. In Contrada del Cutino vi è una voce tipica del
dialetto
abruzzese cutinё indicante, come sottolinea il Finamore, uno ‘stagno’, un ‘piccolo lago’ che si forma
dall’ostruzione o
sbarramento delle acque di un torrente. Il termine contenuto in Contrada della Vaschia e Contrada del
Vaschiolo (in
forma di diminutiva) è riferito molto probabilmente alla vasche di raccolta di acqua piovana che si
usavano
per irrigare i campi, Contrada del Pisciarello mostra invece l’ appellativo diffuso variamente in zona
per
denominare piccoli corsi d’acqua o sorgenti alle cui acque si attribuiscono valori diuretici31;
si
potrebbe basare, come
nota De Giovanni sul suono onomatopeica piš-32, ma il nome si giustificherebbe anche con una
somiglianza
visiva
data dal piccolo rigagnolo che scorre.
31Cfr. nel Catasto onciario di Abbateggio la forma Pissarello.
32De Giovanni 1995, p. 260.
Restano spesso legate alle denominazioni di luoghi, anzi le producono, le
attività che l’uomo compie su un territorio per il proprio sostentamento, i lavori, le azioni
quotidiane
per poterci vivere. Si può cominciare da Contrada della Vicenna Piana e Contrada della Vicenna Cupa che
mostrano
questo toponimo assai diffuso in tutta la toponomastica abruzzese che ha alla base il latino medievale
vicenda,
vicenda, vecenna ‘terreno coltivato a turno, a rotazione’33, ovvero terreno in cui le
colture si
avvicendavano,
continuato nel dialetto abruzzese vǝcènnǝ ‘terreno fertile in pianura’, ‘terreno coltivato a
rotazione’.
Contrada
delli Vignali indica poi la chiara presenza di vigne sul territorio.
33Si tratta di un participio futuro passivo di *vicere, verbo connesso con
*vix, vicis, che subisce poi nella forma dial. un’assimilazione totale progressiva di /nd/ in /nn/.
Sempre attinenti ai campi
coltivati è
Contrada
della Squadra che si usa per denotare una sezione quadra di un terreno da un quadrus latino ‘quadro’ da
cui
una
forma *exquadrare ‘rendere quadrato’34 e Contrada della Campata toponimo diffuso sul
territorio regionale
con
alla
base la forma campus ‘terreno’. Contrada della Calcara può indicare una antica presenza sul posto di
una
fornace
in cui si calcinano le pietre per far calce o gesso. Calcara è voce dialettale e deriva direttamente
dal
latino
(fornacem) calcaria(m) ‘fornace da calce’; la terminazione in –ara anziché –aia, dimostra che si tratta
di
voce
non toscana. In ital. calcaria è infatti ‘l’antico forno fusorio in cui venivano preparate le fritte
nelle
fornaci
vetraie’ (calcara nel lat. di Verona nel 1409)35. Trasparenti le denominazioni Contrada
dell' Orto delli
Morti
e Contrada d'Ortora Piana (nell’ultimo caso ‘orto’ appare nell’antica forma neutra plurale in -ora).
Interessante
Contrada della Conciaria d'Annibbale dove il termine si riferisce probabilmente alla presenza di
qualche
industria
di lavorazione delle pelli, forse quelle ovine data la zona montana e la presenza di greggi sul posto,
la
concia
infatti è all’azione di conciare le pelli36 ma si conciavano in passato anche lino, canapa e
olive.
Contrada
della
Cordaria rimanda invece ad una antica fabbrica di corde; in italiano corderia ‘fabbrica di corde’ (1877
Carena
Sergent).37
34Cfr. DEI, p. 3608.
35Si tratta di un derivato di calce, dal lat. calce(m), dal gr. chálix,
genit. chalikos ‘ciottolo’, di origine sconosciuta.
36Come testimonia DEI, p. 1045 e 1046; alla base il verbo latino volgare *
comptiare propr.ìmettere insieme’ riunire’. Conceria in italiano (1806) vale cquale ‘laboratorio
dove si conciano le pelli; DELI, p. 372.
37Dal latino chordam in origine solo ‘corda per strumenti musicali’ derivata
direttamente dal greco cordè.
Esistono infine in toponomastica delle
denominazioni che venivano date a luoghi un po’ accidentati sui quali aleggiava una fama negativa e
che
la fantasia
popolare credeva frequentati da spiriti o altri esseri sovrannaturali. Potevano essere anche
luoghi
dove
erano accaduti fatti paurosi o degni di ricordo. Anche nel Catasto di Caramanico si possono rinvenire,
ad
esempio
in Contrada della Paurosa che rinvia direttamente all’idea della paura oppure in Contrada del
Mazzamoro.
Interessante
la forma da ammazzamori, assai frequente nell’area maiellese, anche nei territorio di Roccamorice,
Sant’Eufemia
e, in forma diminutiva, a Salle e nelle frazioni di San Tommaso e San Vittorino. Alla base vi è un
rifacimento
dello spagnolo matamoros ‘smargiasso, ammazza-mori’, con il primo elemento dal tema deverbale di
ammazzare
e
il secondo termine mori, indicante gli arabi di Spagna, dal lat. Mauri. Le forme diminutive di cui
sopra
sono
del tipo mazzamauriellǝ, mazzǝmariǝllǝ, con il significato di ‘nodo di vento, turbine, mulinello’ ma
anche
‘folletto,
farfarello’, ‘spiritello’ ecc. Contrada di Malafede è invece toponimo più interessante; se non
soprannome
di
persona, potrebbe riferirsi a un luogo in cui potevano essere avvenuti fatti drammatici, sacrileghi o
comunque
negativi. Vi sono infine dei toponimi di non facile soluzione etimologica, se ne riporta un solo
esempio
per
tutti nella forma Contrada di Piccervo. Nei documenti del 1200 e 1300 compare nella forma Piccerico ed
è
legato
spesso con una chiesa di Santa Maria (Sancte Marie de Piccerico, de Picherico, nella forma
italianizzata
Piccerico
e Santa Maria de Piccerico, Piccericum, anche fratre Roberto de Picterico). Innanzitutto va detto che
il
nome
ricorre solo in questa zona non essendosi rintracciate altre attestazioni di questo tipo nelle restanti
parti
d’Abruzzo e Molise. È conosciuto ancora oggi come contrada di Caramanico anche se non compare sull’IGM.
L’origine
è molto antica ed è presente fin dai documenti del Medioevo tra cui il cartulario casauriense che
riporta
nel
IX-X secolo di un castello denominato nelle varie forme Picerico (a.967 c.133r), Piccerico (a.983 c.
158v.),
anche Piccaricum nel falso diploma di Ludovico II con la data del 3 ottobre 874.
Il cronista Giovanni di Berardo prova ad offrire, come fa spesso, anche una spiegazione del
toponimo,
priva
però di fondamento etimologico: (Bezo) aedificavit castella duo in valle de Caramanaco,…unum uidelicet
ultra
fluium Orta & Orfente, quod uocauit Piccericum, eo quod pice ibi circinebant, quod quasi propter
picarum
circinium
dictum est Picericum… (a. 981 c. 158v) cioè: ‘Bezo edificò due castelli nella Valle di Caramanico …uno
tra
i
fiumi Orta e Orfento che chiamò Piccerico perché lì volteggiavano in cielo le piche…’. Con la ‘pica’ in
realtà
il nome ha ben poco a che fare e quella del monaco Giovanni è una bella paraetimologia basata sul suono
delle
parole. Compare anche nelle Rationes Decimarum come castri Piczerici (a. 1308), de Piczerio e in
Pizerico
(aa.1324-25).
Nel Catalogus baronum si ha invece la forma Picernum (a.1015). In documenti caramanichesi del 1744 e
del
1816
si può rintracciare le forme Picerno / Piccerno. Sono state avanzate alcune ipotesi tra le quali quella
di
de
Giovanni che parla di una possibile derivazione dal lat. picea ‘pino, abete’ da cui poi il lat. tardo
*piccius,
peccius che avrebbe dato vita ad un lat. regionale *piccerus modellato sull’uscita in –er sulla linea
ad
es.
di acer e da qui un fundus, ager piccericus dove il termine viene trasformato in aggettivo per indicare
un
terreno
‘piccericus’ ovvero ‘piantato a pini, abeti’. Linguisticamente l’interpretazione lascia qualche dubbio
e
può
essere presa in considerazione anche la forma picherus attestato come termine per mensura luquidorum
‘misura
dei liquidi’. La forma picherus come picherius ed anche picarius, rimanda secondo Niermeyer ad un
bicarius
anche
bec-, becc-, pic-, pec-, pecc-, con il significato sempre di ‘coppa’ oppure ‘boccale’ o comunque
‘strumento
per
contenere i liquidi’. Immaginando la forma picherus unita al suffisso aggettivale proprio del latino
medievale
–icus, presupposto anche per il nome di Caramanico, si avrebbe un pichericus sulla scia del tipo ad
esempio
bellus>
bellicus.